Giovedì 10 ottobre alle 18

all’Archivio Storico della Città di Torino, Via Barbaroux 32

presentazione del 154° volume della collana editoriale della Società Storica delle Valli di Lanzo

a cura di ANGELICA e CRISTINA NATTA-SOLERI, ALDO AUDISIO

Famiglia, fabbriche e ambito locale, sono i tre elementi che stanno alla base della ricerca. Tutto parte da Anton Remmert, venuto da Barmen, prima a Torino, trasferitosi nel 1874 a Ciriè, dove con i figli avvia un’innovativa rete diversificata di attività, gestita da un gruppo con solida base territoriale, con al centro la fabbricazione di nastri Jacquard e la lavorazione del cotone. Sono le vicende, legate al Basso Canavese, alle Valli di Lanzo e ad altre aree, proposte per far riscoprire un passato oggi dimenticato. ll libro, curato da Angelica e Cristina Natta-Soleri e Aldo Audisio, è arricchito da un cospicuo corredo iconografico in bianco e nero e colori – complessivamente oltre 220 foto, documenti e testimonianze – e si articola in sette capitoli con allegato un indispensabile albero genealogico.

Sono i nastri decorati, realizzati con le macchine Jacquard, alla base delle fortune di una delle grandi famiglie industriali piemontesi, i Remmert, tra l’ultimo quarto dell’Ottocento e i primi decenni del secolo scorso. Oggi sembra incredibile eppure il nastro, raro e costoso, che era allora prezioso elemento di decoro di abiti e tessili per la casa, veniva finalmente prodotto in Italia; ma presto l’attività si amplia a tutte le lavorazioni del settore, principalmente il cotone, estendendosi poi alla lana.
«La storia di una famiglia – scrive Michele Vietti presidente della Società Storica – diventa in questo libro la storia di un territorio e del suo tessuto industriale.
La vicenda inizia lontano: Torino 1865, un evento traumatico scuote la cittadinanza a tutti i livelli sociali, la capitale del neonato Regno d’Italia viene spostata a Firenze. La città perde il suo plurisecolare legame con la corte e la dinastia sabauda. Un sindaco lungimirante, Emanuele Luserna di Rorà, intuisce che il nuovo destino di Torino può essere l’industria e lancia un “Appello” pubblicato sui principali quotidiani d’Europa per chiamare imprenditori stranieri a investire sul territorio.
Seguono anni in cui molte famiglie, soprattutto svizzere e tedesche, si trasferiscono in Piemonte attratte da favorevoli condizioni ambientali ed economiche. Anton Remmert, imprenditore tessile di origine prussiana, lascia Barmen – centro della valle del Wupper, nota come la Manchester continentale – per trasferirsi a Torino nel 1869 e a Ciriè nel 1874, dove con i figli fonda opifici tessili in città e nell’area delle Valli di Lanzo.
Dall’unione del capostipite Antonio con Geltrude Giulia nascono dieci figli: le vicende raccontate nel libro sono la storia di Enrico, Augusto, Guglielmo, Emilio, Lidia, Anna che, nella “nuova patria” intessono rapporti familiari e di lavoro e diventano una “grande famiglia”. È una storia di industria e progresso, nata riordinando un archivio privato ricco di documenti, preziose genealogie e materiale iconografico inedito. Poi integrato con la consultazione di fondi pubblici e con la ricerca in collezioni private.
La famiglia Remmert – che in pochi anni si consolida come vero gruppo industriale, grazie ai collegamenti famigliari – è parte integrante di quella che viene definita la “business community” torinese di fine Ottocento, una nuova borghesia imprenditoriale che non si limita ad avere un ruolo importante nell’ambito produttivo, ma anche nella realizzazione di infrastrutture e servizi. Nel 1906 sono tra le famiglie di maggior rilievo della Confederazione Generale Piemontese di industriali che confluirà nella Lega Industriale (la futura Confindustria). Emilio e Guglielmo Remmert, i due figli che continuano l’attività paterna, sono presenti nel mondo produttivo, economico e finanziario del tempo. Viaggiano molto, per l’Italia, l’Europa, il Nord Africa e il vicino Oriente per promuovere i loro affari, aprono nuovi mercati anche in Sud America. Sono sempre presenti nella vita pubblica di Torino dove tutti i membri mantengono un domicilio. Partecipano attivamente alla vita sociale e sono soci dei principali sodalizi come il Club Alpino Italiano, il Touring Club Italiano e l’Automobile Club d’Italia. Le Valli di Lanzo, meta preferita del turismo dell’aristocrazia e borghesia torinese, sono il punto di riferimento costante per periodi di svago, riposo e villeggiatura, ma anche di lavoro con le fabbriche del Cotonificio Valli di Lanzo.
I figli crescono con un’educazione moderna e cosmopolita, inusuale per quei tempi. Emilio ne ha quattro, l’unico maschio muore in tenera età, le tre femmine, eredi dell’attività industriale alla morte del padre, saranno educate all’insegna della più completa indipendenza. Villa Remmert a Ciriè e la palazzina di corso Vittorio Emanuele a Torino, sempre aperte ai ricevimenti, sono per decenni punti di incontro della migliore società del tempo; con la loro costante presenza partecipano attivamente alla crescita e alla trasformazione del territorio.