L’11 giugno del 1969 un gruppo di amici (Gaudenzio Bono, Giuseppe Fulcheri, Dino Gribaudi, Gianrenzo P. Clivio, Amedeo Clivio, Camillo Brero, Alfredo Nicola, Armando Mottura, Giacomo
Calleri, Censin Pich, Tavo Burat), riuniti da Renzo Gandolfo (1900-1987), davano vita al Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis: istituzione pluridisciplinare dedicata allo studio della vita e della cultura piemontese in ogni loro manifestazione. La cifra che in qualche modo rende quasi unico nel panorama piemontese (e nazionale) il profilo del Centro Studi Piemontesi è la costante ricerca di equilibrio tra territorio, tradizione, radici, e sguardo internazionale. Locale e globale (senza cedere a provincialismi e/o a esasperati globalismi). “Rinnovare conservando” è il principio ispiratore che ha governato e governa l’istituzione.

Accanto alle attività di ricerca e di studio, sono via via state intensificate le iniziative di «socializzazione» dei saperi, con presenze su tutto il territorio regionale (e non solo) nell’ottica dell’apertura, della condivisione e della conoscenza come unici fattori di conservazione e di tutela del patrimonio materiale e immateriale di una comunità. L’attività istituzionale si è subito caratterizzata per l’impegno scientifico volto a promuovere lo studio della vita e della cultura piemontese in ogni loro manifestazione, nella convinzione che un’identità affonda le sue radici più vere e profonde nel proprio patrimonio storico e culturale.
Nelle stanze del Centro sono nate opere storiografiche di grande rilievo (basti pensare al monumentale Epistolario di Massimo d’Azeglio), illustri studiosi hanno contribuito alla crescita delle diverse Collane editoriali che sono andate delineandosi all’interno dei molteplici interessi emersi: oltre 600 i titoli in catalogo che rappresentano nel loro variegato specchio di interessi (arte, letteratura, musica, storia, linguistica, dialettologia, poesia) una miniera alla quale può attingere qualsiasi studioso che voglia avvicinarsi a qualche argomento piemontese.
Dal 1972 il Centro Studi Piemontesi pubblica la rivista “Studi Piemontesi”: una rassegna di studi interdisciplinari che riguarda ad ampio raggio il Piemonte e il territorio, ininterrottamente pubblicata dal 1972. Ha una diffusione internazionale (è presente in tutte le più importanti biblioteche del mondo), ed è stata ed è luogo di incontro tra i più qualificati studiosi (piemontesi, italiani e stranieri) delle diverse discipline e i giovani che in queste pagine hanno potuto e possono “comunicare” i risultati delle loro ricerche senza ipoteche di sorta. Gli articoli pubblicati in “Studi Piemontesi” sono indicizzati in “Historical Abstracts”, “America: History and Life”, “International Medieval Bibliography”, e sono tutti digitalizzati dalle Università del Michigan e della California in un progetto in collaborazione con Google. Nel sito sono consultabili “in chiaro” e full text in internet i primi 40 volumi (annate 1972- 1992). Nella parte finale sono, in ogni numero, recensiti e segnalati un centinaio di libri, decine e decine di riviste che nel semestre hanno illustrato l’arte, la storia, la letteratura, la civiltà del Piemonte e degli Stati Sabaudi. Una ultima sezione offre un ampio panorama di quanto il territorio “produce” come iniziative e manifestazioni culturali, provincia per provincia.
«Studi Piemontesi» (‘la bella e invidiata rivista’ come la definì Norberto Bobbio) –cantiere aperto per tutti i dodici mesi di ogni anno – è il punto più visibile della quotidiana attività del Centro Studi Piemontesi, una attività, intensa, a largo raggio, sia editoriale sia di promozione del libro e della cultura, attraverso le conferenze, i convegni, le manifestazioni, i video, la presenza sui social: frutto di una gran messe di lavoro, svolto con passione e dedizione, con risorse modeste, con senso di collaborazione e condivisione.
