Descrizione
«I guelfi nostri antichi non ebbero mai l’esilio amaro come i guelfi del 1821». Così Santorre di Santa Rosa scriveva all’amico Luigi Provana da Parigi, dove allora era esiliato a causa del fallimento dei Moti piemontesi. Nei primi decenni del secolo scorso, i giovani popolari, che collaboravano con Sturzo, amavano chiamarsi “neoguelfi”. Si ispiravano sia ai guelfi medioevali, sia ai protagonisti del neoguelfismo liberale dell’’800. Questo libro ripercorre, attraverso la vita e con la ricostruzione del pensiero del patriota saviglianese, il periodo al quale la generazione di De Gasperi, Donati e Giordani si ispirava, dove le convinzioni religiose diventavano azione politica, come aveva ben colto Piero Gobetti.
Nel contesto ottocentesco pre-risorgimentale troviamo le radici di un “pensiero morbido”, relazionale e non antagonista, di ispirazione cristiana, dialogante, rispettoso dei diritti e delle differenze, che si svilupperà prevalentemente nel secolo successivo e sarà uno dei fondamenti dell’Europa unita. Prima di Balbo, di Gioberti e di Rosmini, fu Santorre di Santa Rosa a delinearne i principali contenuti.
Stefano Passaggio, giornalista pubblicista, si è laureato all’Università di Torino, facoltà di Scienze Politiche, con la tesi Libertà e democrazia nel pensiero di Alexis de Toqueville e di John Stuart Mill; ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze Politiche ed Economiche presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano con una tesi sul pensiero politico di Santorre di Santarosa e sul neoguelfismo liberale del XIX secolo, alla quale è stato conferito il Premio di Studio “Città di Savigliano-Antonino Olmo”, edizione 2021.