Lunedì 9 novembre, ore 18
Lorenzo Mondo in dialogo con Giovanni Tesio
presenta il suo libro
Questi Piemontesi
Profili di scrittori italiani tra Otto e Novecento
curato da Mariarosa Masoero per le edizioni Olschki, Firenze 2014
“[…]Con Questi piemontesi , che esce ora da Olschki per la cura discreta di Mariarosa Masoero, Lorenzo Mondo non fa che impartire – senza petulanza – una solida lezione di lettura, che gli viene sia da una preparazione rigorosa (Mondo, fin dall’esordio del suo Cesare Pavese, avrebbe potuto avviarsi con passo sicuro alla carriera accademica, e v’è qui un ricordo nella dedica “Alla cara memoria di Giovanni Getto”), sia da un gusto allenato per anni nell’esercizio di recensore primario, prima della “Gazzetta del Popolo” e poi della “Stampa” (“Tuttolibri” incluso), di cui è stato a lungo anche vice-direttore. Critico militante, se non fosse del sospetto che l’attributo reca con sé (ma “militanza” vale qui come designazione di assiduità, di severità, di guida onesta e degna, non già come pratica di ideologiche esclusioni o di preclusioni in qualche modo eterodirette), Mondo si è sempre attenuto a una equilibrata scienza delle parti, alla ricchezza e alla pluralità delle risonanze testuali, alla chiarezza del dettato, alla trasparenza del giudizio. Appartenendo in ciò alla non fitta schiera di quei giornalisti culturali, da Pampaloni a Pontiggia (solo per indicare due apici), capaci di congiungere alla scienza della letteratura (se mai ve ne sia una) la giusta dose di una larghezza interpretativa libera da schematismi e tecnicismi. Dopodiché, a imporsi è l’eleganza del tratto, del tocco. Un’eleganza stilistica, che Mondo ha declinato in più modi: sia nella pratica propriamente narrativa, in cui personalmente riconosco il gran risultato nei Padri delle colline, sia nella biografia di Pavese, Quell’antico ragazzo, che è proceduta da un lavoro accudito per anni, sia, infine, nella moralità di fondo e nelle moralità anche sferzanti del Calendario dei giorni dispari con cui ha accompagnato fatti e figure della più vibrante e bruciante attualità, del tutto fuori da cedimenti al pettegolezzo o al chiacchiericcio o da concessioni all’effimero modaiolo. Saremmo quindi al terzo motivo che va sottolineato per il volume di Questi piemontesi, comprensivo di testi editi ma anche di ben nove inediti: ossia la lunga fedeltà (Una lunga fedeltà s’intitola una delle tre sezioni con cui il libro è compaginato, raccogliendo scritti su Mario Soldati, Cesare Pavese, Primo Levi, Beppe Fenoglio, Giovanni Arpino, Sebastiano Vassalli) non solo a una pratica, che inadeguatamente potrei definire professionale, vista la passione che la anima, ma anche a un versante, a uno spazio, a una geografia affettiva, che è appunto la parte piemontese delle ricognizione di Mondo: una sorta di filo rosso nel ben più ampio orizzonte di stazioni e di esplorazioni “fuori di casa” alla ricerca dei libri degli altri[…]” [dalla recensione di G. Tesio in “Studi Piemontesi”, XVIV, 1 (2015)]